Categoria: Nuova Musica Italiana
Un lavoro duro e crudo, chitarre distorte con melodie vocali originali e ricercate, influenze che attingono da grunge (Pearl Jam, Nirvana, Alice in Chains), stoner e hard rock, con riferimenti che arrivano fino al prog dei primi Settanta.
Un perfetto compendio di quello che è la musica reggae con tutte le sue filiazioni e radici (Roots, rocksteady, original ska). I sette brani hanno groove, ritmo, attitudine, retaggi anni Settanta.
Il nuovo lavoro, di tre brani, si muove di nuovo nell’alternative rock più oscuro, attingendo dal folk britannico (“Arrow fire” e “Sunday morning”, quest’ultima affine al mood acustico caro a Paul Weller) e dedicandosi a un’intensa ballata pianistiche a metà tra Nick Cave e Leonard Cohen (“Lonely soul”). Ottimo, in attesa di una prova sulla lunga distanza.
Un gradevolissimo ascolto in un nuovo album pieno di pennellate jazz, tanto groove funk, ospiti prestigiosi, un amore incondizionato per lo swing.
Nove brani autografi all’insegna di un hard rock che indulge spesso in soluzioni particolarmente melodiche. I riferimenti sono nei classici degli anni Settanta e Ottanta ma con anche un’impronta folk e blues.
Il supporto sonoro è particolarmente curato, efficace ed eclettico tra funk, venature soul, urban, hip hop old school. Una partenza matura e di alto livello.
Un solido rock che guarda in maniera equilibrata sia ad asperità grunge che al pop, molto vicini al gusto musicale caro ai Foo Fighters.
Le cantautrici Tekla (Francesca Cini) e Ilaria (Ilaria Baratta) tornano ad unire le voci in Un’altra me, brano dal sapore elettronico che non scorda le melodie pop/R&B, marchio di fabbrica del loro sound. Il singolo è da oggi disponibile online, in rotazione radiofonica e su YouTube con un videoclip girato a Lanzarote a cura di Andrea Ru.
Brani malinconici, romantici, dall’andamento oscuro, che attingono ispirazione dagli anni Ottanta new wave/post wave chitarristica di Echo & the Bunnymen e The Sound ma con uno sguardo anche al Paisley Underground (dai Rain Parade ai Dream Syndicate) e a pennellate shoegaze e dream pop.
Nove brani in cui abbraccia folk psichedelico di sapore anni Sessanta, trame care alla California musicale più oscura di quel periodo (con rimandi espliciti ai Doors ma con un approccio “malato” non distante dai primi Velvet Underground), blues, umori “desertici”, raga-rock.
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