SOLEMUTO – L’ultimo cromantico
Esordio convincente che guarda insistentemente agli Novanta grunge, virati verso una dimensione pop e autorale, tra Timoria e Pearl Jam, in una sorta di viaggio nelle vite di varie persone.
Esordio convincente che guarda insistentemente agli Novanta grunge, virati verso una dimensione pop e autorale, tra Timoria e Pearl Jam, in una sorta di viaggio nelle vite di varie persone.
I sei brani sono nella loro classica verve rockabilly, a cui uniscono escursioni nello swing, nel garage punk (“Easy to tell”), country punk e tanto altro.
Sound granitico che pesca nel pop punk (ma anche nel post punk e new wave) e nel grunge.
Un mix di psichedelia acida, stoner, space rock, tutto rigorosamente strumentale e mutuato da lunghe jam sessions in sala prove.
Atmosfere sospese, evocative, che guardano lontano, negli spazi aperti, senza confini, né barriere (fisiche o mentali). C’è un’evidente anima jazz, che si mischia a umori mediterranei, folk e canzone d’autore.
Dalla canzone d’autore al rock e britpop, non disdegnando sprazzi new wave anni Ottanta. Se le differenze stilistiche possono sembrare lontane, il pregio del lavoro è il riuscire a conciliarle nel migliore dei modi in una miscela personale e convincente.
Classico indie pop che attinge anche da influenze hip hop, un pizzico di nu soul e canzone d’autore.
Dopo un breve ritorno live della creatura primigenia, Le Luci della centrale elettrica, Vasco Brondi firma il secondo capitolo della sua carriera solista. Un album maturo in cui la sua scrittura diventa ancora più...
Tanta carne al fuoco, sempre ben gestita e curata, una partenza più che interessante.
Interessantissima operazione della Four Flies Records, che recupera una serie di brani italiani tra soul funk, proto disco, afrobeat.
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