Il Jazz di Matisse
J’ai fait ces pages d’écritures pour apaiser les réactions simultanées de mes improvisations
chromatiques et rythmées, pages formant comme un ” fond sonore”…
Henri Matisse
Suonano le opere di Matisse e riempiono di musica Palazzo Chiablese di Torino che, fino al 15 maggio ospiterà la mostra “Matisse e il suo tempo”. La collezione del Centre Pompidou trova spazio per le sale in cui sono esposte 50 opere dell’autore e di altri 47 artisti a lui contemporanei, per questo è possibile imbattersi, e quindi ammirare, in tele di Picasso, Renoir, Mirò, etc…
Un percorso interessante accompagna il visitatore nel racconto della poetica del grande maestro del colore, permettendo di cogliere non solo le fonti dell’ispirazione, ma anche lo spirito del tempo che, come dice la brochure di presentazione, unisce Matisse agli altri artisti durante il Modernismo degli anni ’40 e ’50. Si percepisce lo scambio vivace, il laboratorio alchemico.
Serpeggiando fra le sale ecco la serie Jazz, un catalogo di rappresentazioni tratte dall’omonimo libro, e la musica sale, il ritmo diventa coinvolgente.
Jazz di Henri Matisse è probabilmente il più bel libro d’artista del Novecento. Pubblicato nel 1947 da Tériade, fu stampato in una tiratura limitata di 250 copie, le poche ancora oggi in circolazione hanno un valore economico inestimabile, come inestimabile è il valore dell’intuizione artistica e culturale dell’artista. Settantenne, malato e costretto in carrozzina, Matisse non riusciva più a usare i pennelli; da qui la decisione di dipingere con le forbici, creando la tecnica del papier découpé, colorando i fogli con la tempera dai colori intensi e brillanti, ritagliando sagome e forme, per poi assemblarle su grandi tavole, creando composizioni di carattere astratto. Fra queste, Icaro e Il circo sono autentiche icone dell’arte moderna.
Il risultato sono 100 tavole, intervallate da frasi e pensieri scritti da Matisse con inchiostro nero e pennello, ispirate al circo, alla danza, al teatro, al viaggio con un forte impatto, grazie al dominio dei colori primari, all’essenziale struttura compositiva, ai contrasti cromatici e luminosi.
Ma cosa c’entra il jazz? Il periodo è quello giusto, le caves a Saint-Germain-de-prés iniziavano a essere tana di jazzisti americani, a beneficio di giovani francesi alla ricerca di un moto di ribellione e che ben apprezzavano i guizzi nevrotici di Charlie Parker. Nulla sfugge a Matisse, attento e aperto da sempre all’innovazione e spugna per ogni forma di ispirazione, che accolse volentieri il suggerimento della casa editrice, che propose il titolo Jazz, un nome che in quegli anni evocava il nuovo, l’istinto, l’improvvisazione, il ritmo e la giovinezza, formidabile suggestione che ben si addice all’assemblaggio di testi e immagini che seguono un principio di improvvisazione ritmica, tipica del Jazz.
Il risultato è un libro che diventa oggetto bellissimo, oggi riproposto in edizione fac-simile per le edizioni Electa, in cui Matisse offre la sua grafia in nero fra le opere come “sfondo sonoro”, creando il suo circo di colori al ritmo di un jazz immaginario.
Commenti recenti