THE CANDYDATES – Vol.1
Atmosfere di sapore psichedelico Byrdsiano che non disdegna sguardi al rock blues acido tardi anni Sessanta e al folk rock inglese.
Atmosfere di sapore psichedelico Byrdsiano che non disdegna sguardi al rock blues acido tardi anni Sessanta e al folk rock inglese.
E’ la canzone d’autore a condurre la trama dei cinque brani, prevalentemente dal tono malinconico e introspettivo.
L’ep d’esordio del quartetto fiorentino sancisce l’adesione sentita, urgente e immediata al classico seme del punk rock made in ’77.
La band torinese ci travolge con un sound compatto, abrasivo, che guarda al post punk recentemente rivitalizzato da Fontaines DC, Viagra Boys e Shame.
Sound che assembla, con molta classe ed eleganza, sonorità, movenze soul, un gusto urban/hip hop e avvolgenti atmosfere dream pop. Il tutto con portamento felpato e un mood ovattato.
La matrice è sempre fedele alla lezione di Jimi Hendrix, tra rock blues, influenze psichedeliche, una costante pennellata sotterranea di jazz e un groove di rara efficacia.
12 brani che spaziano nella canzone d’autore, guardando alla lezione dei principali esponenti nostrani, non disdegnando l’aspetto più rock, molto frequente nell’album.
Si parla di tematiche sociali e (cupa) attualità su una base distorta, aspra, che attinge da alt rock, grunge con un’attitudine punk.
Etta tributa omaggio a canzoni scelte con cura dalla nuova e più antica tradizione musicale italiana.
Un caleidoscopico viaggio tra synth pop, elettronica, rock, ritmi incalzanti, una gamma di influenze che guarda tanto a Lucio Battisti quanto al funk più contaminato ma che è complesso (quanto inutile) elencare.
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