HUGO RACE – MICHELANGELO RUSSO – 100 years
I sette brani del nuovo lavoro sono escursioni ipnotiche e lisergiche in un mondo oscuro, fatto di blues, atmosfere sospese, eteree, minacciose.
I sette brani del nuovo lavoro sono escursioni ipnotiche e lisergiche in un mondo oscuro, fatto di blues, atmosfere sospese, eteree, minacciose.
L’album diretto dal Maestro Pino Jodice respira l’aria delle grandi orchestre jazz del passato, Duke Ellington, Count Basie su tutti, una modalità esecutiva sempre meno utilizzata ai nostri giorni ma dal fascino immortale.
Delizioso esordio all’insegna di un sound non frequentemente praticato dalle nostre parti, un mix di swing, blues e country che sa essere travolgente e danzereccio, quanto languido e avvolgente.
Il nuovo album è una prosecuzione più raffinata e matura, grazie soprattutto all’estrema attenzione riservata a suoni e arrangiamenti, caratterizzati da eleganza ed estrema cura.
In generale il tono è malinconico, soffuso, sottilmente “caldo”, avvolto in una patina di velluto sonoro.
Un album di dieci brani, dai frequenti riferimenti alla tradizione della canzone d’autore italiana, a cui si unisce un groove ipnotico che permea buona parte degli episodi.
La band italo americana all’esordio con un ep di sei brani, all’insegna di un pop rock di gusto anni Sessanta che non di rado guarda a Who e al gusto compositivo di Paul Weller.
Un magma oscuro di sonorità dark wave, debitrici alla lezione dei Suicide ma che guarda anche ai Cure di “Pornography”, Sisters of Mercy e tutta la scena post wave degli anni Ottanta.
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