DEATH WISHLIST – You are next
La band toscana mischia alla perfezione l’irruenza punk rock, l’attitudine dei primi Motorhead, le tinte hard degli Hellacopters.
La band toscana mischia alla perfezione l’irruenza punk rock, l’attitudine dei primi Motorhead, le tinte hard degli Hellacopters.
Le atmosfere della sua canzone d’autore si fanno più rarefatte e introspettive ma non disdegnano la consueta carica rock, con un uso sempre discreto di elementi elettronici.
Un viaggio nei tessuti caldi e avvolgenti della tradizione americana, nelle trame acustiche country blues che sanno afferrare anche scampoli di altra matrice .
Un esordio potentissimo con sei brani travolgenti che guardano a un incrocio tra Rage Against the Machine e Skunk Anansie, in un crossover duro e tagliente.
iIl quartetto bergamasco spazia in varie declinazioni del pop più fruibile e leggero, dalle ritmiche facili e le atmosfere solari.
Cinque brani per un ep molto duro e crudo, che canta di disagio e depressione su un sound che oscilla tra atmosfere drammatiche, malinconiche e suoni aspri e distorti.
Il contesto sonoro parte da un chiaro e palese posizionamento all’interno della canzone d’autore ma si sviluppa poi in direzione di un rock non di rado piuttosto aspro e crudo.
Nove brani minimali, dalle sonorità ostiche e crude, ipnotiche e scarne, tra distorsioni, riff ossessivi, testi declamati.
L’irruenza e la ferocia dei Cut si stemperano in un sound variegato ed eclettico che se, non di rado, si avvicina a J Mascis e Bob Mould con quell’irresistibile punk rock cantautorale e melodico, altre volte si affida a malinconiche ballate acustiche, a una cover di Prince, “When you were mine” e a un costante condimento di soul.
Un album dall’andamento “sgangherato” che ricorda il mood dei Fall, talvolta le sonorità del primo album dei Cure, la follia di Daniel Johnston, la malinconia “folle” di Kristin Hersh.
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