TRAGIC CARPET RIDE – Specchio riflesso
Melodie pop di sapore anni Sessanta, con forti influenze psichedeliche, che riporta alla mente la felice esperienza dei World Party, unendo umori Beatlesiani con atmosfere dream pop.
Melodie pop di sapore anni Sessanta, con forti influenze psichedeliche, che riporta alla mente la felice esperienza dei World Party, unendo umori Beatlesiani con atmosfere dream pop.
Dieci canzoni scarne, intense, che pur attingendo da riferimenti individuabili (PJ Harvey, Nada, il blues catartico di Nick Cave, echi di Velvet Underground) risulta molto personale, grazie a una vocalità originale, ad ottimi arrangiamenti, all’impetuosità figlia del punk nella esecuzione.
Post punk e garage con aggiunta di sferzate punk rock e un fondo di psichedelia malata e ossessiva.
Kraut rock a Velvet Underground, una citazione diretta ed esplicita ai Modern Lovers di “Roadrunner” e ancora Can, Pink Floyd, Dungen, tribalismi, psichedelia sparsa.
Un album complesso, raffinato, sofisticato, in cui si fondono, in un mix originale, maturo e personale, modern soul, elettronica, pop, un groove funk, hip hop, un gusto ritmicamente molto easy e accattivante
La canzone d’autore è la spina dorsale del nuovo lavoro ma si ammanta di arrangiamenti mutuati dalla world music e dal canto corale contemporaneo.
Un mix, dalle tinte spesso cupe e oscure che si muove tra alt rock, elettronica, dub teatralità Caposseliana in chiave noise.
Mondo elettronico, di gusto ambient, in atmosfere liquide, espanse, solenni, fluttuanti, dal taglio spesso molto cinematografico.
Otto brani duri e compatti che guardano a punk rock, garage, hardcore ma anche a quel torrido mix di blues malato, post wave “storta” e violenza sonora.
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