THE HELLCAT – Wish I Wasn’t A Monkey
Di rado abbiamo ascoltato riferimenti così diretti agli ultimi Arctic Monkeys ma soprattutto alla stupenda creatura parallela di Alex Turner, i Last Shadow Puppets.
Di rado abbiamo ascoltato riferimenti così diretti agli ultimi Arctic Monkeys ma soprattutto alla stupenda creatura parallela di Alex Turner, i Last Shadow Puppets.
Un gradevole viaggio in un calderone di sonorità e suggestioni genericamente “world music”, in cui convolano calypso, cumbia, dub, elettronica, mondi lontani.
Un lavoro pregno di influenze che attingono tanto dalla canzone d’autore quanto dalla tradizione pop jazz nostrana, senza trascurare un’anima pop rock alla Ivano Fossati .
Un album che declina il reggae nelle sue varie forme espressive, dai suoni più classici al ragamuffin al dub al rocksteady.
Il nuovo album è impostato come una suite unica che lega i vari brani, colonna sonora in cui convergono tutte le varie variabili dell’amata black music, declinata in chiave moderna ma con agganci voluti ed evidenti alle radici.
Una qualità che non è mai mancata a Any Other è l’eclettismo artistico, tanto che, volendola ascrivere a un genere artistico ben preciso, è cosa ardua.
Un album oscuro, dalle atmosfere sospese, umbratili, minacciose, profonde.
La band “internazionale” pubblica il secondo volume (a 25 anni dal precedente), dedicato alla rivisitazione “in levare” di brani della canzone d’autore italiana.
Un sound devastante, aggressivo, granitico, monolitico, figlio degenere di King Crimson, Motorpsycho, The Battles, perfino di certe sperimentazioni degli Area, che incrocia prog, doom, math rock, in una miscela venefica e devastante.
Valerio Bruner parla un linguaggio crudo che, pur partendo dalla canzone d’autore, si sviluppa in un rock aggressivo e pulsante, non di rado vicino a suoni grunge e (quasi) punk .
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