MAPUCHE – Non chiamarli mostri
Nove brani minimali, dalle sonorità ostiche e crude, ipnotiche e scarne, tra distorsioni, riff ossessivi, testi declamati.
Nove brani minimali, dalle sonorità ostiche e crude, ipnotiche e scarne, tra distorsioni, riff ossessivi, testi declamati.
L’irruenza e la ferocia dei Cut si stemperano in un sound variegato ed eclettico che se, non di rado, si avvicina a J Mascis e Bob Mould con quell’irresistibile punk rock cantautorale e melodico, altre volte si affida a malinconiche ballate acustiche, a una cover di Prince, “When you were mine” e a un costante condimento di soul.
Un album dall’andamento “sgangherato” che ricorda il mood dei Fall, talvolta le sonorità del primo album dei Cure, la follia di Daniel Johnston, la malinconia “folle” di Kristin Hersh.
Esce oggi Salary man, il nuovo singolo del cantautore Ricky Ferranti per LaPOP. Il titolo del brano si riferisce alla figura del salaryman giapponese.
Eleganti orchestrazioni e raffinati arrangiamenti accompagnano testi mai banali e particolarmente ricercati.
La band prosegue il suo misterioso e plumbeo percorso all’interno di una new wave algida, dalle tinte dark ma che vive anche di momenti più solari, ai confini con il dream pop.
Un infuocato calderone di hard, stoner, rock blues brucia i nove brani dell’esordio del granitico trio.
Ancora una volta le (dodici) canzoni sono all’insegna di un pop fruibile e denso di (auto)ironia.
XO la factory nasce dieci anni fa lungo l’asse Puglia-Veneto per la precisione Verona-Lecce da due musicisti (o presunti tali) che oggi chiameremmo indie, nasce perché avevamo un sogno, perché tutto quello che avevamo imparato sulla nostra pelle lo volevamo regalare e donare a qualcuno: volevamo accudire, custodire e proporre musica buona, musica giusta, quella musica capace di salvarci più volte la vita.
L’attitudine electro punk è dominante ma lascia spesso spazio a industrial, doom, post wave, sperimentazione.
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