LUCA DI MARTINO – Non importa la meta
Dieci brani autografi, prevalentemente eseguiti con chitarra acustica e voce e che guardano frequentemente allo stile compositivo, vocale ed esecutivo di Fabrizio De André.
Dieci brani autografi, prevalentemente eseguiti con chitarra acustica e voce e che guardano frequentemente allo stile compositivo, vocale ed esecutivo di Fabrizio De André.
La formula è come sempre un riuscito cocktail di rock ‘n’ roll a tinte hard (dalle parti di White Stripes, Jack White e Black Keys), deep blues, punk, un’anima rockabilly e un taglio rock blues che guarda a cavallo di Sessanta e Settanta.
Il nuovo album di Herself è un accattivante susseguirsi di atmosfere inquietanti, sospese, malinconiche, a tratti perfino minacciose e urticanti.
Un sound oscuro, cupo, dalle volute psichedeliche che attingono dalla lezione primigenia dei Velvet Underground, passano attraverso la dark wave anni Ottanta e approdano a band come Spacemen 3 e i Primal Scream più sperimentali.
La gamma di influenze è abbastanza ampia, passando da Tre Allegri Ragazzi Morti alla caracollante ballata di sapore Ray Davies/Kinks “H Pays” a brani mid tempo dal gusto Sessanta e Paisley Underground con un costante tratto country rock
Un ep di quattro brani dalle atmosfere liquide e avvolgenti, calde e ammalianti, in un felice connubio di new wave, dream pop, trip hop e pennellate shoegaze.
Le dieci canzoni spaziano da atmosfere nu soul a movenze hip hop, a un pop cristallino
Eclettismo e capacità di esplorare ambiti artistici lontani tra loro, dal blues (in cui è maestro) al pop, a salti in sonorità di ispirazione afrocubana, intermezzi acustici di solo chitarra.
La cantante salentina azzarda accostare melodie, suggestioni, ritmi mediterranei e folk con sferzate rock talvolta di sapore quasi noise.
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