SALMO – Ranch
Salmo riesce ad affiancare perfettamente l’anima più hardcore a quella cantautorale, con il suo classico hip hop aggressivo ma che può aprirsi ad atmosfere riflessive e malinconiche.
Salmo riesce ad affiancare perfettamente l’anima più hardcore a quella cantautorale, con il suo classico hip hop aggressivo ma che può aprirsi ad atmosfere riflessive e malinconiche.
Fedeli al loro concetto di composizione liquida ed espansa, tra ambient, doom e atmosfere debitrici ai Pink Floyd di “Ummagumma”.
Un album fusion strumentale in cui confluiscono, con una maestria esecutiva di rara efficacia, funk, soul, jazz, blues.
L’esordio del cantautore pugliese è un riuscito mix di canzone d’autore, funk, r&B, folk, indie pop.
Seppure di matrice cantautorale l’ambito è decisamente riduttivo per quante sono le influenze e le particolarità dei sette brani di questo nuovo ep.
L’esordio della band romana è un potente mix di grunge, stoner e psichedelia, dal sound chitarristico aspro, dissonante, crudo.
Sound duro, distorto, dissonante, figlio del grunge e dell’hard rock, con connotazioni nu metal/crossover (Deftones/RATM e dintorni).
Canzone d’autore nella sua accezione più pura, semplice e profonda.
Gli undici brani sono solidi brani che mischiano power pop, mod rock alla Jam, melodie anni Sessanta e un sound chitarristico aspro e nervoso.
Musicalmente i sette brani (sei originali e un arrangiamento di Água e Vinho del compositore brasiliano Egberto Gismonti), si muovono in un contesto di contemporary jazz, dal portamento cameristico, contaminato con varie influenze (da quelle latine alle mediterranee).
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