JERRY MOOVERS – 28% Vol.
Punk rock classico, in italiano, senza troppi fronzoli, diretto e suonato come si conviene.
Punk rock classico, in italiano, senza troppi fronzoli, diretto e suonato come si conviene.
Nove brani furiosi, distorti, urlati che devono molto all’estetica sonora grunge ma non disdegnano hard, punk, stoner.
Un album ricco di spunti, di eleganza compositiva e arrangiamenti minimali ma efficaci.
Come sempre puro e semplice punk rock, diretto, con testi provocatori, irritanti e semiseri, ai confini con il cosiddetto “demenziale”.
Due chitarre, voce, batteria a martellare su riff minimali e scarni, in piena osservanza del culto dei Cramps e Oblivians.
La compositrice e saxofonista torna con un album importante, profondo, intenso, che va oltre ogni limite stilistico preconcetto.
Rock potentissimo che spazia tranquillamente tra l’hard più classico di sapore anni Settanta, torrido rock blues (che riporta agli Humble Pie), saporito Southern rock (da Lynyrd Skynyrd a Black Crowes), l’amore per i Led Zeppelin che traspare spesso e volentieri.
Austero post punk dalle tinte new wave, dal portamento solenne e severo, con l’aggiunta di elementi elettronici.
Una travolgente miscela di funk, soul, rhythm and blues, con gradite puntate anche in atmosfere reggae e jazz fusion.
I sei brani strumentali assemblano elettronica, funk, jazz, fusion, in una miscela pulsante, dalla forte impronta “cinematografica”.
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